Il diritto a sporcarsi è un gesto naturale, istintivo, ma che negli ultimi decenni è stato spesso visto con sospetto. A volte viene automatico dire “non sedersi lì che ti sporchi”, “guarda come sei sporco”.
E se iniziassimo a considerare lo sporco sul corpo e sui vestiti dei bambini con un’accezione piacevole? Perché nel fango, nella sabbia, tra foglie, con l’acqua o la terra, accade qualcosa di potente: i bambini si sentono vivi e liberi.
Sporcarsi non è solo un atto fisico. I bambini toccano, odorano, sperimentano consistenze, temperature, suoni. È un modo di esplorare il mondo e di esplorarsi. Il poter toccare la terra, l’erba, la sabbia, il fango permette un’esperienza sensoriale, con una conoscenza sul mondo e di se stessi.
Sviluppano i sensi, il tatto, l’olfatto, la vista, perché il corpo è il primo strumento di conoscenza. Scoprono il corpo e i suoi limiti: cadere, rotolarsi, rialzarsi. Non è solo gioco: è un’esperienza.
Coltivano la creatività: senza oggetti preconfezionati, tutto può diventare qualcos’altro. Un bastone è una bacchetta magica, come il fango è una zuppa magica.
Ma c’è anche la scienza di mezzo perché diversi studi recenti (soprattutto in ambito di microbiologia ambientale) hanno evidenziato che:
- il contatto con la biodiversità del suolo stimola il sistema immunitario e favorisce lo sviluppo di un microbioma sano.
- I bambini che trascorrono tempo all’aperto si ammalano meno, sono più attivi e mostrano migliori capacità emotive e relazionali.
- Lo “sporco” naturale non è pericoloso: il vero rischio è vivere in ambienti troppo sterili, che non offrono stimoli o esperienze reali.
Sporcarsi è un gesto di libertà e di salute. È un “sì” alla natura, al corpo, all’esperienza piena. In un mondo che spesso chiede ai bambini di stare composti, ordinati e “puliti”, concedere loro la possibilità di sporcarsi è un atto rivoluzionario. E profondamente educativo e vitale.
Accorgimento pratico: quando andate a giocare fuori con i vostri figli, vestiteli con abbigliamento di seconda scelta in modo che possano sentirsi liberi e anche di rovinare eventualmente quei vestiti, magari rotolando nell’erba.
Arianna Gerbore_La Pedagogista Verde
